LA LIBRERIA INVISIBILE
Dicono i lettori...
Paolo Soraci (Responsabile comunicazione PDE - dalla presentazione de "La libreria invisibile" a BookCity 2023)
[...] In pratica, "La libreria invisibile" è un'antologia del meglio di racconti che non esistono e che sono potenziali. O meglio, di racconti che esistono, tratti però da libri...che non esistono e sono esclusivalmente potenziali.
Racconti che un lettore, a prima vista, potrebbe definire surreali, surrealisti, neo-dadaisti, ma in realtà siamo in un'altra temperie. Se parlassimo di surrealismo parleremmo fondamentalmente di un'ultima propaggine del romanticismo, di qualcosa che ha a che fare con l'irrazionale, o con la scrittura automatica, di qualcosa che spezza la logica del discorso.
Non è questo il caso. Giuntoli costruisce racconti in cui la logica del discorso è ferrea. Solo che è "altra", spostata di quel tanto da gettarci nello sconcerto. In questo, prova ne sia la bella post-fazione firmata da un'esperta di letteratura francese, italiana e di letteratura potenziale come Sara Ricci, ovvero quella scuola, quel filone, quella famiglia di scrittori - per lo più francesi, ma non solo - che si raccolgono intorno al Ouvroir de littérature potentielle, scrittori con una forte vocazione alla matematica e la logica, e matematici con una forte propensione alla scrittura. Sono, potremmo dire, i nipoti diretti di Raymond Queneau. I loro nomi sono George Perec, Jacques Roubaud, il matematico François Le Lionnais, ospiti stranieri come Harry Mathews, o, un nome che tutti conosciamo, Italo Calvino. Sono, in realtà, gli eredi in linea diretta, del Collegio di Patafisica, cioè di quella "scienza delle soluzioni immaginarie" che venne fondata agli inizi del '900 dallo scrittore francese Alfred Jarry. Quello di questa "Libreria invisibile" è un mondo coerente, un mondo che "si tiene", un mondo in cui le cose funzionano in maniera consequenziale, ma completamente spostato nei suoi meccanismi e nelle sue logiche. Persone comuni, mi verrebbe da dire. Che fanno cose estremamente comuni. Ma non sono le stesse cose comuni che facciamo noi. In queste situazioni che consideriamo assurde fatte di dimensioni che si spostano, proporzioni altre, scorci per noi impossibili ma che in quel mondo sono assolutamente quotidiane. Noi stiamo guardando un altro mondo, che potrebbe sembrare un universo parallelo, ma è in realtà un universo lievemente divergente, "quel poco che basta". Questo gioco sulle dimensioni ci riporta a un altro matematico scrittore, che è il reverendo Charles Lutwidge Dodgson, meglio noto come Lewis Carrol, che è un po' più psichedelico di tutti i nomi che abbiamo citato finora, ma che è anche lui, insieme a Jarry, all'origine di tanti di questi racconti.
Brunella Ardit
Lettura oltremodo piacevole e che, insieme a Cronache Molkayane, dà la misura di come si possano esprimere pensieri profondi utilizzando un altrettanto profondo umorismo. Ritrovo anche in questo lavoro una tale quantità di umanità e sensibilità che spiazzano insieme al riconoscere una sconfinata creatività. Il finale è la sintesi di tutta l'umana presenza, quasi un colpo di teatro nell'attesa di un altro bizzarro racconto sorpresi da una ferma realtà.
Lucia Dallabona
Un confine, di per sé quindi un limite, che però nella sua circolarità si estende tutto intorno a lei a perdita d'occhio.
Mi piace molto questo concetto che dimostra quanto sia sempre una nostra scelta se farne un limitato strumento di difesa o qualcosa che ci rende più consapevoli della nostra identità e da lì pronti ad entrare in connessione profonda con tutto quanto ci circonda.
(In merito al racconto I cerchi di Falmina F.)
Quanto "ruminiamo" di proiezioni, d'ipotesi macchinose e così perdiamo il contatto con la realtà che è proprio lì, davanti ai nostri occhi, pronta ad essere semplicemente vista per quello che è.
(In merito al racconto L'ospite inatteso)
Paolo Cozzi
Più di una persona ha cercato sulle comuni piattaforme "Il camino spento", per ora, senza trovarlo. Svariati lettori, io tra loro, attendiamo l'uscita di "Il cammino acceso". Ancora una volta, grazie al mirabolante, equoreo autore.
(In merito al racconto Gli inimproverabili)
Sarebbe piaciuto a Dino Buzzati, ma non c'è conferma. Se riesco, glielo propongo, vorrei lo leggesse, mi piacerebbe che conoscesse la sapienza narrativa del Massimo Giuntoli, di alta qualità, a partire dal nome.
(In merito al racconto Qui & Altrove)
Barbara Vigna
Un viaggio nel ‘dentro’ è un’esperienza che spesso trascuriamo, grazie per lo spunto di riflessione.
(In merito al racconto Cut-Up)