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WAITING ROOM
Nel predispormi ad un incontro con un potenziale committente cui sottoporre idee, proposte e progetti - che si tratti di un operatore culturale, di un amministratore pubblico o di un manager di qualsivoglia società privata - non è infrequente che mi trovi a provare una condizione di improvviso smarrimento, come se quelle stesse idee e proposte, elaborate - almeno illusoriamente - nel rassicurante rifugio privato della più libera e totale creatività, si rivelassero tutto ad un tratto inadeguate rispetto all'obiettivo di stabilire una qualche forma di comunicazione con il mio interlocutore.
Nel momento che precede di pochi istanti l'incontro, molto spesso trascorso in una sala d'attesa, finisco immancabilmente per esplorare con gli occhi ogni angolo di quello spazio, alla disperata ricerca di un qualche elemento capace di ricondurmi, almeno in parte, nella dimensione ideale - sotto il profilo estetico, ambientale, o emozionale - che ha generato la ragione del mio trovarmi lì, e dell'incontro che mi appresto ad affrontare.

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While preparing for a meeting with a potential customer to whom I am to submit ideas, proposals and projects - be it a cultural agent, a public administrator or a manager of any private company  I often experience a feeling of sudden dismay, as if those ideas and proposals,  conceived -at least illusorily- in a comforting shelter devoid of creative freedom, all of a sudden prove unsuitable to the goal of establishing some sort of communication with my partner.
Sitting in a waiting room, during the short time preceding the meeting, I tend to explore every corner of that space with my eyes. I am desperately searching for some elements that might bring me back aesthetically and emotionally- to the ideal dimension in which the reason of my being there for that very meeting has been conceived.

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