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EROS
Non è certo raro che altre parti del corpo umano, oltre a quelle più comunemente ritenute attributi erotici, possano esercitare un effetto di attrazione sessuale, talvolta perfino più morbosa, quando non feticistica, di quella che si genera alla vista delle parti anatomiche convenzionalmente considerate eccitanti.
Nel dedicare al soggetto "mano" un'esplorazione orientata a rivelare dettagli morfologicamente assimilabili ad altri elementi anatomici del corpo umano, (organi sessuali, seni, glutei, cosce, ecc.), mi sto accorgendo di come una simile ricerca potrebbe produrre l'effetto di neutralizzare l'attrazione, piuttosto che il disagio o l'imbarazzo, che l'immagine pornografica - a dispetto della sua enorme diffusione nell'era del web - riesce ancora a provocare nell'individuo contemporaneo.
La domanda che queste immagini intendono suggerire, attraverso l'evocazione degli attributi come delle azioni sessuali, risulta perciò "cosa sto vedendo veramente?". E ancora "e perché ne sono in qualche modo disturbato, se non conturbato?".
Questa sorta di indagine introspettiva mi sembra risultare ancora più efficace evitando a priori l'espediente dell'inganno ottico, ovvero rinunciando a nascondere o a mitigare gli elementi morfologici che esplicitano la raffigurazione del soggetto mano. Primi tra tutti i pori della pelle, palesemente fuori scala rispetto a qualsivoglia similitudine anatomica evocata. Per scoprire così che l'effetto del primo sguardo istantaneo rimane tuttavia quello dell'associazione automatica a ben altre parti del corpo umano. Quelle che siamo convenzionalmente tenuti a nascondere, salvo farne l'oggetto del desiderio eternamente capace di risvegliare i nostri istinti primordiali.

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It is not so uncommon for other parts of the human body, in addition to those most commonly considered erotic attributes, to be considered sexually attractive. Sometimes this attraction is more morbid, when not fetishistic, than what is generated at the sight of body parts conventionally considered exciting.
While exploring the subject hand in all those morphological details  that can be associated to other anatomic elements of human body (such as sex organs, breasts, buttocks, thighs), I realize how such a research might neutralize the attraction, rather than distress and embarrassment, that pornographic images still arouse in contemporary society, despite its widespread circulation on the Web.
Hence the question these pictures are meant to raise, through the evocation of sexual attributes and practices, is: What am I actually seeing? And furthermore: Why am I somehow disturbed, rather than troubled by it?  
Such an introspective study results even more effective by avoiding a priori tricks of optical deception, or by renouncing to hide or mitigate the morphological elements which explain the depiction of the subject hand (above all, the skin pores, clearly out of scale with respect to any anatomical similarity evoked),  to find out that the first glance to the works still drives imagination towards an automatic association with other body parts:  the ones we are conventionally required to hide, unless we make them object of desire, always able to awaken our primordial instincts.

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